Un matto straordinario

19 Novembre 2023

Tag: Cultura

Di: Jona Muca

Chi è un matto straordinario?

Un matto straordinario può essere un ragazzo che gioca in porta, può essere un ragazzo che chiude la propria madre in cucina perchè “porta sfiga” durante la partita. Può essere un ragazzo che mette in valigia più musica che vestiti. Può essere un ragazzo che parte per il Perù e torna dopo tre mesi.

Oppure, può essere Vittorio Arrigoni.Vittorio era un ragazzo normale, ha avuto un’infanzia assolutamente normale: due genitori come tutti e delle passioni come ogni bambino sulla terra. Amava il calcio, giocava in porta, tifava  Juventus, amava leggere e scrivere, amava la musica, soprattutto rock e hard rock.Era una persona normale.Vittorio diventò un matto straordinario nel momento in cui capì che non si poteva voltare dall’altra parte e non guardare. Così Vittorio nel 2003 decise di andare in Palestina, in quell’ area detta Terra Santa dove  ha camminato Gesù.Ma cosa c’è di santo? Cosa c’è di santo nella guerra? Cosa c’è di santo nelle morti?E lo capisce anche Vittorio. Cosa c’è di santo nella guerra?La violenza, il sangue, le urla,incubi: non può essere vero.le ambulanze, le bombe, gli spari, incubi: non può essere vero.

I civili feriti, i bambini feriti, tutto un popolo ferito, mangiato da una rabbia che non provano loro ma il loro maledetto stato. Tutti che vivono sotto mura distrutte, coperte da altre mura più alte, invisibili, di una prigione a cielo aperto. Tutti che vivono sotto nuvole fatte solo di paura, sotto nuvole che non piovono acqua ma spari. E lo capisce anche Vittorio.

“Mamma, Gesù non cammina più a piedi nudi, ma qui  ci camminano i soldati, con gli scarponi  e le armi”.

Vittorio, purtroppo per lui, non è mai stata una persona indifferente, non ha mai avuto paura di aiutare e dimostrare ciò che pensava. Così un anno dopo, nel 2004, torna in Palestina.Le settimane a costruire un campo da calcio per i bambini palestinesi non gli sono bastate. Quell’aiuto non è bastato. A Vittorio non è bastato. Anche se in guerra, anche dopo aver visto quell’inferno e quei dannati così innocenti, sapeva vivere la vita con filosofia. I bambini lo amavano, giocava con loro, si fece molti amici anche tra i suoi coetanei. Ci sono filmati di lui che fuma sigari insieme ad altri uomini palestinesi, di lui che ci racconta della guerra, di lui che fa da scudo umano a donne che lavorano i campi mentre gli israeliani sparano, di lui che appunta tutto. Tutto. E questo iniziò a far paura a Israele,  così tanto da rimandarlo in Italia e farlo finire nella loro lista nera. La lista nera dello Stato, non dei civili, per essere chiari. 

Vittorio non ha mai fatto male a nessuno, ha solo dato una mano a chi ne aveva bisogno, il che mette paura ad uno Stato che punta sul terrore. Paura che però Vittorio non aveva. Così nel 2008, con dei pescherecci arriva in Palestina abusivamente. “Quello è l’inizio della fine“. Vittorio non poteva essere lì, in Palestina, ma se ne frega. Va per aiutare, per fare attivismo, per essere utile a questa inutile guerra in modo concreto e per scriverci su. 

Sono ripetitiva lo so, ma così lo è anche questa guerra, che dura da fin troppo tempo e ora si sta ripetendo. È come un film messo in loop e ogni scena si ripete mille volte.

Il 15 aprile del 2011 viene trovato il corpo di Vittorio nella Striscia di Gaza, dopo essere stato rapito la sera prima. Così si è spento. Per uno stato che non era il suo… o forse si? Alla fine apparteniamo tutti allo stesso mondo, alla stessa Terra. Vittorio si è spento, è stato spento, combattendo per l’uguaglianza, la libertà, la vita, per l’Umanità. “Restiamo umani” così finivano i suoi testi. Quindi anche noi, restiamo umani, per l’uguaglianza, per la libertà, per la vita, per l’umanità, per Vittorio.

Restiamo umani.

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