Recensione del film “Dante”
Data: 2 Novembre 2022
Tag: Recensioni
Di: Veronica Baldi
La scena: entro nella mia gelateria preferita, ordino un cono gigante con i miei gusti preferiti e, proprio mentre inizio a gustarlo, tutto il gelato mi cade in terra. La dolce aspettativa finita in frantumi lascia solo un senso di amarezza.
È stata esattamente questa la sensazione di delusione che mi ha trasmesso l’ultimo film del regista Pupi Avati, uscito nelle sale cinematografiche italiane il 29 settembre scorso. E come me, anche i miei compagni hanno espresso la loro insoddisfazione nei confronti del film.
Una volta spente le luci, appare sullo schermo un emozionante breve video. Il regista parla della sua cura nella realizzazione del film e del messaggio che vuole trasmettere: raccontare un Dante simile e vicino a noi, come un eterno ragazzo.
In questo momento, considerando queste sue parole, possiamo dire di essere stati vittima di un inganno? Ci è stato davvero raccontato Dante?
Se quindi l’intento del regista era quello di stupire, direi che ha raggiunto lo scopo.
Per me, ogni scena è stata una sorpresa. La maggior parte delle volte non in positivo, purtroppo. Dopo la scena iniziale in cui Dante si trova steso sul letto di morte, mi sarei aspettata un lungo flashback a raccontare la vita. Ecco invece che si scopre che la storia è un intreccio tra due filoni narrativi differenti: il primo composto da episodi della vita del poeta, l’altro incentrato sul viaggio intrapreso da Boccaccio per incontrare la figlia di Dante, Suor Beatrice.
Mi sento di dire che il Boccaccio presentato mi è piaciuto molto. È emozionante nella sua devozione verso il Poeta, nelle parole che gli riserva: ‘mio padre’ e ‘colui che conosce il nome di tutte le stelle’.
Nonostante ciò, la decisione di introdurlo nella storia non mi convince, in quanto la sua presenza va ad allontanare l’attenzione del pubblico dall’intento originario del regista. A me sembra che, in realtà, la sua intenzione sia stata più quella di mettere in risalto l’adorazione, quasi a livello di devozione, verso Dante, piuttosto che Dante stesso.
Tante sono le scene di scarso interesse ma al contempo mancano episodi importanti. Dove sono le scene della vita in esilio? Come mai non si fa riferimento a questo periodo importante per la produzione letteraria del Poeta?
E riguardo, invece, al suo ruolo politico? Anche in questo caso, nel film i riferimenti sono veramente carenti.
Un decisivo punto a sfavore è sicuramente l’incongruenza tra titolo, premessa e contenuto.
Ho poi provato ad immedesimarmi nelle persone che possono conoscere in maniera molto superficiale il Poeta o addirittura conoscere solo il nome della sua Commedia. Loro come si saranno sentiti in sala ed una volta fuori? Potranno dire di aver avuto l’opportunità di conoscere Dante più a fondo? Oltre ad aver appreso che lui e l’amico Cavalcanti si divertivano ad andare in cerca di avventure di una notte nelle osterie, non credo proprio…
‘In certi momenti, la storia non era facile da seguire perché piuttosto caotica’, questo il giudizio della classe. L’idea di un film che è si allontana da una narrazione fedele alla biografia del Poeta , non sarebbe sicuramente stata sbagliata, se però non fosse venuta meno alla promessa iniziale. Forse si sono raccontati troppi fatti diversi in un tempo piuttosto ridotto, andando a creare confusione e pesantezza.
Per quanto riguarda i personaggi, se qualcuno si fosse per caso dimenticato che ci troviamo nel periodo del “dolcetto o scherzetto” , Avati si è preso la premura di ricordarcelo, regalandoci una Beatrice davvero gotica e terrificante. Il suo sguardo ed il suo viso non trasmettevano luce, bensì cupezza. Per questo motivo non l’ho apprezzata e avrei preferito che venisse mostrata proprio come il Poeta ne parla.
Anche il personaggio di Dante non mi ha lasciato soddisfatta. Penso che nell’interpretazione mancasse un’autorevolezza che sicuramente un uomo letterato e di grande cultura non poteva non avere. Pertanto la scelta del regista di rappresentare il Sommo Poeta come un uomo qualunque, non esprimendone la grandezza a dovere, non rende giustizia al fatto che risulta tuttora il più grande scrittore dell’era cristiana.
Uno dei pochi punti a favore del film sono le scenografie e le ambientazioni, molto suggestive e ben fatte, in linea con la cura maniacale che Avati mette nella rappresentazione dei suoi film.
In conclusione, a mio parere, una pellicola non completamente riuscita nel suo obiettivo e ciò lo rende un film dimenticabile.
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