Parma città unita: “miga tant”
Data: 21 Marzo 2023
Tag: Attualità
Di: Eleonora Urbanetto e Anita Riccardi
Il 20 febbraio si è tenuta un’assemblea in merito alla questione del Nuovo Stadio di Parma.
Già l’organizzazione non è stata semplice: sembra che in questa città sia impossibile dialogare civilmente riguardo allo stadio. Nessuno voleva un contraddittorio diretto e allora abbiamo optato per lasciare spazio prima al Sindaco Michele Guerra e all’Assessore allo Sport Marco Bosi e, successivamente, ad Anna Kauber, Sandro Fontanesi del Comitato Tardini Sostenibile e Francesco Fulvi di Manifattura Urbana. L’incontro è stato molto utile per mettere a fuoco quelle che sono le posizioni dei vari attori all’interno di questo ampio dibattito politico.
La proposta del Parma Calcio è di demolire e ricostruire lo Stadio Tardini: l’operazione sarebbe interamente finanziata dalla società sportiva in cambio di una concessione gratuita dello spazio ad un privato per 90 anni. Lo stadio prevede un parcheggio e degli spazi commerciali, oltre ad un utilizzo per 4 giorni all’anno di eventi non sportivi. Il Parma calcio, si impegna a portare a termine il progetto solo ed esclusivamente se viene fatto dove attualmente è presente lo stadio. Dall’altra parte il Comune di Parma non ha le risorse necessarie per fare un nuovo stadio delocalizzato.
Per andare a fondo alla questione il Comune ha intrapreso un “percorso partecipato”, ovvero una serie di incontri, con un ritmo piuttosto serrato, gestiti da mediatore esterno (nominato attraverso un bando finanziato dal Comune di Parma) in cui tutta la cittadinanza poteva esprimersi riguardo a questo progetto. Sono stati scritti dei “quaderni” (che richiamano molto i famosi “Cahiers de doléances” del 1789) in cui ognuno ha riassunto la propria opinione a riguardo e al termine è stato redatto un resoconto di tutto il processo.
Una caratteristica che non manca a questo progetto è la sua complessità: vi sono vari punti critici.
Il primo tra tutti è la questione ambientale.
Immaginiamoci uno stadio. La prima cosa che mi viene in mente è il fragore delle urla dei tifosi e i fasci luminosi che disturbano il cielo. Il termine tecnico in questo caso è inquinamento acustico e luminoso. Per quanto riguarda il primo problema ci sarà una copertura che, per quanto possibile, conterrà il suono. Per il secondo punto verranno eliminate le torri-faro, attualmente presenti, e sostituite con dei corpi illuminanti sulla copertura. Questo ci fa riflettere su quanto uno stadio consumi a livello energetico e, in particolare in questo periodo, sappiamo quale grave impatto possa avere sulla nostra città. Il Comune ci ha assicurato che con il futuro impianto di pannelli fotovoltaici non ci sarà alcun problema perché andrà a coprire non solo l’intero consumo energetico dello stadio ma anche di parte del quartiere Cittadella. Il Comitato ci porta dei dati differenti, sembra che il consumo del solo Stadio possa raggiungere il consumo di un intero quartiere della città. La questione non è chiara ma noi ci siamo poste delle domande: perché i pannelli fotovoltaici non si possono mettere già ora? E ancora: se il nostro obiettivo è Parma città Carbon Neutral 2030, con questo progetto stiamo raggiungendo l’obiettivo o ci stiamo allontanando?
Il secondo punto su cui riflettere è la mobilità. Qualcuno forse non si rende conto che il traffico che aumenta è direttamente proporzionale all’inquinamento atmosferico. Parma ha dichiarato lo stato di emergenza climatica il 22 luglio 2019 ed è la 38esima città su scala europea per tasso di mortalità da polveri sottili. Ciò che noi cittadini dovremmo, e potremmo, fare è disabituarci all’utilizzo dell’auto e come alternativa per muoverci usare i mezzi pubblici, la bicicletta, il monopattino o pedibus calcantibus. Se però mettiamo da parte l’impatto atmosferico, che dovrebbe essere la nostra prima preoccupazione, controllare 25.000 persone a livello di sicurezza è un problema non indifferente. Questo significa modificare l’assetto urbanistico dell’intera città perché è impensabile gestire la mobilità di una quantità così elevata di persone così come si presenta oggi Parma.
Nel progetto presentato, come abbiamo già accennato prima, si parla inoltre di un accordo “pubblico-privato”. L’area pubblica dunque dovrebbe essere ceduta in concessione ad un privato , in questo caso il proprietario del Parma Calcio Krause, per un tempo che ancora è da definire (anche se nel progetto si parla di 90 anni). La richiesta di acquisizione dello stadio da parte della società calcistica non è poi così originale, segue infatti una tendenza degli ultimi anni che ha trasformato il calcio contemporaneo: le squadre oggi rappresentano principalmente un guadagno di carattere economico-finanziario, e ciò si riflette negli stadi, che non sono più luoghi destinati alle partite locali, ma si articolano in diverse attività, specialmente commerciali, che rendono operativa la struttura 365 giorni all’anno.
In un tempo in cui la moda della privatizzazione dilaga, ha senso forse riflettere sul valore pubblico di uno stadio – e dello sport più in generale – che il Comune dovrebbe gestire, anche attraverso l’aiuto economico di privati, sulla base esclusiva della volontà dei cittadini e dei bisogni della città.
Ha infine senso provare rispondere a questa domanda: c’è veramente un effettivo bisogno di un nuovo stadio? E questo, se venisse costruito, sarebbe un bene per la città?
Leggendo e ascoltando le motivazioni date dagli sponsorizzatori di questo progetto sembra infatti che il nuovo stadio garantisca ai tifosi di guardare una partita usufruendo di tutti i confort che oggi uno stadio moderno è in grado di offrire, che possa poi “riqualificare” la zona (anche se gli stessi residenti non hanno particolari problemi, e anzi molti di questi individuano in questo progetto un intervento capace di degradare il quartiere cittadella), che sia portatore di turisti in città e che si adegui al nuovo modello di stadio ormai presente in molte province italiane. Questi aspetti dunque sarebbero sicuramente proficui per il proprietario Krause e forse anche per una ristretta parte dei cittadini, ma arrecherebbe un grave danno all’intera città. Riflettiamo perciò su cosa sia veramente utile: nessuno vieta di andare allo stadio, dal momento che lo sport rappresenta da sempre uno dei momenti di incontro tra le persone, ma si può forse giungere ad un compromesso, rinunciando a questo grande progetto, non così necessario, per garantire al tifoso un’esperienza sportiva che comunque già oggi è nelle condizioni di vivere, e per rispettare al contempo tutti gli altri cittadini contrari al rifacimento dello stadio, provando davvero a intraprendere una linea politica che ponga l’attenzione sull’ecologia e la sostenibilità reale, non solo di facciata.
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