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Libertà di stampa e informazione in pace e in guerra

Data: 21 Gennaio 2025

Di: Emma Montagna, Matilde Pioli, Sofia Bacchi e Sara Guareschi

Venerdì 25 ottobre 2024 al cinema D’azeglio si è tenuta una conferenza riguardante la libertà di stampa i cui ospiti Vincenzo Vita, assessore comunale, e la giornalista e conduttrice radiofonica Costanza Spocci, hanno trattato argomenti che riteniamo di grande spessore specialmente in questo periodo, fra i quali il diritto all’informazione e le recenti vicende di guerra.

Ad introduzione del tema della libertà di stampa, ricordiamo l’articolo 21 della Costituzione italiana che la tutela: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. ‘E’ stato quindi proiettato un video riguardante la scarcerazione del giornalista australiano Julian Assange, accusato di spionaggio per aver rivelato antefatti e crimini riguardanti la guerra in Afghanistan dopo aver desecretato documenti americani e essere diventato così il simbolo della libertà di informazione.

Il primo a prendere la parola è stato Vincenzo Vita, il quale ha esordito affermando che la tutela della libertà di stampa ci riguarda quotidianamente e costituisce anche un modo per salvaguardare la pace. Questo soprattutto a causa dell’interesse degli stati nel nascondere volontà di dominio e all’industria delle armi che si sviluppa quando le ostilità perdurano.

Secondo l’assessore è necessario mantenere viva la memoria di Assange, al quale si è anche pensato di assegnare il premio Pulitzer, per valorizzare coloro che rischiano la vita in favore dell’informazione.

Un importante argomento trattato sia da Vita sia da Spocci è la tutela delle fonti, indispensabile nel lavoro di giornalista specialmente durante i periodi di guerra.

Sebbene, infatti, contravvenire a questo principio sia un reato, molti stati esercitano pressioni sulla stampa forzando i giornalisti a rivelare i loro informatori e questo manifesta una delle modalità della politica di sorveglianza.

L’intervento di Costanza Spocci è stato introdotto dal racconto della sua esperienza personale come giornalista sul campo, soprattutto durante la rivoluzione del 2011 in Egitto  in cui lei e i suoi colleghi, facendo fronte come meglio potevano alla paga minima e alle condizioni disagevoli, hanno documentato gli avvenimenti per poi decidere di mettersi in proprio.

Un tema da lei approfondito, infatti, è l’attuale crisi del giornalismo che si manifesta soprattutto nella riduzione delle redazioni, in cui diventa sempre più difficile “rielaborare le informazioni e trovare le fonti giuste”. Per questo  i giornalisti sono spesso sottopagati, soggetti al precariato o costretti al lavoro nero, ed i fondi per gli inviati e i corrispondenti all’estero scarseggiano.

Un altro problema che è emerso negli ultimi anni riguarda la circolazione di fake news sui social media, spesso create anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.

Questo fenomeno chiamato “deep fake”, ovvero la modificazione di immagini attraverso l’AI, è estremamente pericoloso per l’informazione, la quale si trasforma in “misinfornazione” come risulta a proposito dei conflitti come quello israelo-palestinese.

Un esempio proposto dalla Spocci è un’immagine modificata di una bomba sganciata su un aeroporto in Libano, i cui effetti sembravano enormemente più devastanti di quanto non fossero stati realmente a causa dell’uso della modificazione dell’immagine.

Per quanto riguarda questa guerra ha anche parlato di come i giornalisti internazionali, ad eccezione di quelli di Al Jazeera, non possano attualmente entrare nella striscia di Gaza e del fatto che il governo israeliano stia commettendo crimini contro l’umanità e violando gli accordi di Ginevra.

È emblematico anche il fenomeno che definiamo “double standard”, cioè la differenza di criterio che si usa per i giornalisti di diversi paesi quando è necessario intervenire per tutelarli.  Stefania Battistini per esempio, la quale è stata ospite della notte del liceo “Romagnosi” nel 2022, dopo aver ricevuto un mandato d’arresto per aver oltrepassato il confine russo, è stata difesa in quanto “embedded”, ovvero a seguito dell’esercito ucraino, ma è probabile che per un giornalista palestinese non si sarebbe impiegato la stessa protezione per supportarlo.

La protezione degli inviati di guerra è, infatti, un tema molto delicato e necessario da discutere: un tempo i giornalisti portavano la scritta ‘press’ (stampa) sulla pettorina quando si trovavano sui teatri di guerra, e questo forniva loro protezione, mentre di recente tale precauzione li ha trasformati nei primi bersagli da colpire.

La conclusione della conferenza, sollecitata da alcune domande provenienti dal pubblico ha fornito un consiglio per chiunque viva nella societá odierna per far fronte alla disinformazione, alla censura e alla modificazione e falsificazione delle notizie: fondamentale e’ interessarsi ma non limitarsi ad una ricerca superficiale; bisogna approfondire la conoscenza delle origini dei conflitti, come quello in Medio Oriente, confrontare le fonti ed esercitare un pensiero critico perché la verità deve emergere da più punti di vista. Bisogna scavare, leggere, documentarsi e ricordare che il diritto all’informazione ci riguarda individualmente e collettivamente ogni giorno.

21/01/2025|Categorie: Eureka|Tag: |