Lettera di una signora eccentrica
Data: 28 Dicembre 2023
Tag: Racconti
Di: Davide Cassanelli
Buongiorno tutt’altro che caro maschio, mi chiamo Anita Strepponi.
Sono una signora di ormai quasi novant’anni e li porto divinamente,sono meravigliosa e – anche se la società magari non è d’accordo- mi considero bellissima anche se ho le rughe, le tette cadenti, i capelli bianchi e molto altro che però non elencherò- sia mai che ti pigli un salto ideologico e t’innamori di me.
Ti starai chiedendo per quale motivo ti scrivo, be’ è semplice: sono stanca, mi son fiaccata di vederti e ascoltarti, sei patetico e tutto ciò te lo dico senza peli sulla lingua perché, mio “bel” maschione, quelli sono gli unici che mi son fatta per tutta la vita.
Desidero però spiegarti i motivi per cui ti dico queste cose.
Alla fine, molto in profondità, a te ci tengo mio caro maschio e mi spiace continuare a vederti così ed inoltre, perdona la sincerità, comporti una gran rottura di palle.
Avrei voluto fare un bel discorso articolato ma francamente non mi va, voglio liberarmi e poi non riesco in alcun modo a trattenermi da dirti una cosa.
Perché non piangi maschio mio?
Perché tra lo scorrere di una lacrima sulle tue guance, scegli di suscitarle agli altri, magari facendo scorrere sangue?
Caro maschio, io ti conosco e tu non sei così, o meglio, sì, sei come sei ma potresti essere altro, potresti essere migliore “semplicemente” già piangendo o ammettendo di aver bisogno d’aiuto e, ti prego, non dire “Ah ma io non sono così, io non fischio dietro alle donne né tanto meno le uccido”.
Che ti devo dire caro mio? Bravo? Complimenti perché fai ciò che una persona qualunque dovrebbe fare?
Non sei un supereroe se rispetti una donna, soprattutto se, bello convinto di essere un brav’uomo, pensi che te sei a posto, sei un uomo fantastico, marito eccezionale e quindi spallucce a tutto il resto e via.
Maschio mio, non ci sei solamente tu nel mondo né sono tutti come te e, per quanto tu possa essere ineccepibile come uomo, la più grande qualità che ti riconoscerei non è lavare i piatti o cucinare ma non fermarti a te stesso, cercare di cambiare e soprattutto aiutare i tuoi simili a migliorare.
Io ci provo da sempre, noi donne ci proviamo da sempre; abbiamo sicuramente fatto le nostre conquiste ma tanto ancora manca per raggiungere una parità e da sole non possiamo farcela, non perché non possediamo le capacità – di quelle ne abbiamo tantissime, talmente tante che hai paura a riconoscerle- ma perché il problema siete voi.
Fai tanto il leone possente, impavido, rispettato, temuto e, così facendo, non solo ci schiacci sotto il tuo potere preso con la forza, tua colpa più grande, ma ti mordi la coda da solo.
Mio caro, prima di essere maschio, prima di essere uomo, sei prima di tutto umano e sei, dunque, non solo uguale a noi donne ma anche tanto forte quanto debole come ognuno.
Ricordati anche che, se soffri di ciò, l’unico che puoi incolpare è te stesso perché sei tu ad aver creato e seguito il modello del maschio.
Perciò ti chiedo perché non piangi, perché non ti lasci andare alla debolezza che ognuno di noi possiede, quella anche ci rende diversi e dunque arricchisce tutti noi: dove tu non riuscirai ti aiuterà qualcuno e se questo qualcuno sarà una donna non c’è nulla di male né di strano o anormale, anzi, fatti furbo caro mio e tira fuori il meglio di te che magari trovi l’anima gemella.
Caro maschio, credo di non aver altro da dirti -anche perché se ti rimproverassi tutto quel che dovrei rimproverarti scriverei un manoscritto ed ho altro da sbrigare- spero tu mi abbia ascoltato e abbia capito che scendendo da quel triste piedistallo che ti sei creato non solo faresti un passo verso di noi ma ti eleveresti molto più di quanto potresti fare cercando di andare sempre più in alto.
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