Intervista ad Elena Mora
Data pubblicazione: 26 Dicembre 2021
Scritto da: Vincenzo Piccirillo
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito 30 Attestati d’onore di Alfiere della Repubblica a giovani che nel 2021 si sono distinti per l’uso consapevole e virtuoso degli strumenti tecnologici e dei social network, anche in relazione ai problemi posti dalla pandemia. Tra loro, Elena Mora.
Elena Mora
Come ti chiami?
Ciao a tutti, sono Elena Mora della mitica classe 4^B del liceo classico.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Sono nata con un libro in mano. Del resto, i miei genitori si sono conosciuti in una biblioteca! Il mondo delle parole mi ha sempre affascinato: erano la chiave per costruire una nuova realtà, per viaggiare con l’immaginazione, per esprimere ciò che ero. Mentre muovevo i primi passi nel mondo, facevo anche i primi tuffi nella lettura, conoscendo tanti personaggi e lasciandomi trasportare in luoghi lontani. A volte penso che, forse, sia stato quasi istintivo per me: amavo i libri, mi facevano sentire bene. Così, ho iniziato a scrivere anch’io. Io sono una ragazzina normale, semplicemente, ho una grande passione. Spesso mi hanno chiesto perché scrivo. Per me questa domanda è quasi incomprensibile: è come se qualcuno mi chiedesse perché respiro, perché cammino…Le parole sono il mio ossigeno.
Quali sono i tuoi libri preferiti?
Sono una divoratrice di libri! Appena ho un minuto, ma che dico, un secondo libero, inizio a leggere. Non posso addormentarmi senza aver letto almeno un capitolo. Leggo di tutto, gialli, avventura, romanzi storici, di attualità, fantasy, grandi classici della letteratura, ogni genere è per me meraviglioso. Generalmente amo molto i romanzi con un messaggio forte. Alcuni fra i miei libri preferiti sono “Viaggio al centro della terra”, “Il ladro dei cieli” , “L’evoluzione di Calpurnia”, “Il buio oltre la siepe”, “The Help”, “Il vecchio e il mare”, “1984”, “La sfolgorante luce di due stelle rosse”, la saga di “Harry Potter”, pressoché tutti i romanzi di Agatha Christie (ne ho letti più di venti, giuro!), “Il cacciatore di aquiloni”, “A un passo da un mondo perfetto”, “Il ritratto di Dorian Gray, “Civiltà sepolte”, “Ladri di New York”…ne potrei mettere altri cento!
Nei tuoi libri i personaggi qualche volta corrispondono a personaggi di altri libri o a persone che conosci?
A casa, ho una tazza con una scritta tanto spiritosa quanto vera: “I am a writer. Anything you say or do may be used in a story”. Quello che pare un avvertimento è la pura realtà. Tutto ciò che dirai o farai potrà essere utilizzato in una storia. Attenzione, non solo questo. Anche come ti muovi, le espressioni che fai, il vestito che indossi. La situazione che ti trovi a dover affrontare. L’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento, durante il sonno, a scuola, mentre passeggio o mentre faccio i compiti…molti miei amici si sono ritrovati nel carattere di un mio personaggio. Situazioni che abbiamo vissuto insieme sono diventate parte anche nelle mie storie. Prendo spunto, forse senza volerlo, anche dagli stili di tutti gli autori che leggo, per creare uno stile unico, nuovo, che sia tutto mio. Una storia è il risultato di un bellissimo “calderone”, dentro il quale si mescolano avvenimenti che ho vissuto, emozioni che ho provato, persone che ho incontrato e personaggi letterari “troppo umani” per esistere veramente. Io voglio molto bene ai miei personaggi, sono parte di me, ma sono soprattutto miei amici. E, come tutti gli amici, a volte mi fanno i dispetti e si mettono a fare di testa loro…davvero! Spesso compiono azioni che non dovrebbero o appaiono personaggi e io non capisco minimamente perché! Eppure, nonostante tutto, li perdono sempre, perché io li conosco, loro conoscono me. Penso che, per scrivere, sia una cosa fondamentale.
Qual è stato il primo racconto che hai scritto?
Da piccola, quando ancora non sapevo scrivere, dettavo ai miei genitori i racconti che mi venivano in mente. Ricordo ancora fogli di carta rilegati a libro, con i miei immancabili disegni su un lato: era la storia di una streghetta che aveva come unico difetto la gentilezza. Da allora, ho scritto moltissimo: ho vinto il primo concorso letterario a otto anni. Quando i miei genitori, per la comunione, mi hanno regalato un computer, ho iniziato a scrivere seriamente. Tra la quarta e la quinta elementare ho scritto il mio primo libro “Le cronache dell’Awad”, un fantasy incentrato sull’amicizia e sulla forza della fantasia, che è stato pubblicato mentre ero in prima media. Poi, a marzo di quest’anno, è uscito il mio secondo libro, “La stella in più”, la storia di Grethe, una ragazzina spensierata della Germania nazista, che a poco a poco apre gli occhi e cerca di migliorare il mondo in cui vive, o almeno quello di alcune persone, tirando fuori una forza e un coraggio che le invidio moltissimo. Tra l’altro, proprio nei giorni trascorsi a Roma, ho trovato il mio libro in una libreria del centro: è stata un’emozione incredibile e inaspettata!
Pensi di scrivere altri libri in futuro? E, se sì, riguardanti cosa?
Io scrivo sempre! Racconti, poesie, fiabe…ora sto scrivendo un romanzo ambientato durante l’epoca del Proibizionismo, sono circa a metà, ma tutto è ancora possibile!
Come ti sei sentita scoprendo che hai ricevuto quest’onorificenza?
Avevo ancora lo zaino in spalla, ero appena tornata a casa da scuola (ero ancora in terza media)…ad un certo punto mio padre riceve una telefonata, subito dopo mi prende da parte, emozionato. Io non avevo la più pallida idea di che cosa aspettarmi. “Sei diventata Alfiere della Repubblica italiana.” Non ho un ricordo preciso di cosa sia successo immediatamente dopo, so solo che i miei genitori mi stavano abbracciando e io avevo gli occhi bagnati di gioia. Non ci credevo, non ci credevo proprio, anche adesso fatico a crederci… Soprattutto dopo un anno difficile come il 2020 e il successivo 2021, è stato meraviglioso che la mia passione sia stata riconosciuta e sono felice di poter essere stata un esempio positivo per ragazzi come me, perché non si è mai troppo piccoli per coltivare i propri sogni.
Come è avventa la premiazione e che sensazioni ti ha dato?
Una stanza gremita di quasi cento ragazzi. Pensieri che volavano, risate, tensione…erano tutti lì perché avevano fatto sacrifici, perché avevano dato una mano agli altri o a se stessi, perché avevano inseguito i propri sogni. Io penso che i ragazzi non siano soltanto “gli adulti di domani”. Noi ragazzi siamo forti, abbiamo la giovinezza, abbiamo i sogni e siamo disposti a tutto per realizzarli, abbiamo ancora quelle sane illusioni che ci fanno pensare che, perché no, tutto può essere possibile. Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza, per fare la propria parte, perché, quando finalmente diventeremo adulti, ci accorgeremo che ormai quello che è fatto è fatto e guarderemo alle future generazioni. L’importante è avere una passione e portarla avanti. Ho ascoltato storie bellissime di ragazzi della mia età o poco più grandi, ragazzi che non conoscevo, ma che in qualche modo avevano un legame con me. Tensione? Tantissima. Quando è entrato nella sala il Presidente Mattarella, è stato un colpo al cuore; è una persona che stimo moltissimo, che ha fatto tanto per l’Italia. E, in quel momento, era a poca distanza da me. Ha speso delle bellissime parole sul futuro, che porterò sempre nel cuore. Quando mi hanno chiamato, mi sono avvicinata a lui e mi ha dato l’attestato. Solo pochi attimi, che sono sembrati infiniti e meravigliosi. La cosa che più mi ha stupito erano i suoi occhi sorridenti, i suoi auguri così sinceri…non ricordo cosa gli ho detto, so solo che, quando sono tornata al mio posto, con le mani che stringevano forti quel foglio così importante, ero la persona più felice del mondo. Ero davvero onorata. Continuerò sempre a inseguire la mia passione.