Il sistema dei voti a scuola

Data: 28 Dicembre 2023

Tag: GDR

Di: Elena Mora

Da sempre il sistema scolastico dei voti applica una certa pressione sugli studenti. La sensazione di sentirsi giudicati può portare a momenti di sconforto e non tutti possono sopportarlo nel migliore dei modi. Tuttavia questo sistema è quello che si definisce “un male necessario”, in quanto rappresenta una valutazione oggettiva, e si suppone imparziale, in quanto definita da un punteggio, della “performance” di uno studente in un determinato ambito disciplinare. Il voto infatti non è riferito “alla persona” (come si tende a misinterpretare molto spesso) ma al livello di conoscenze e abilità dimostrate in quel singolo compito. Da anni è in corso un acceso dibattito sulla validità del sistema di valutazione attuale, il quale è accusato di essere “insensibile” nei confronti degli studenti e al quale si tende ad opporre un fantomatico sistema meno impattante sul morale. Finora i tentativi che sono stati fatti sono generalmente risultati in un fallimento, o addirittura nel peggioramento della pressione psicologica applicata. Un esempio potrebbe essere “l’anno unico” tentato dall’istituto di cui io stesso faccio parte, nell’anno scolastico 2022-2023: questo sistema prevedeva che non ci fosse la divisione dei voti tra i due quadrimestri, mantenendo i voti presi per tutta la durata dell’anno. Anziché alleggerire il carico questo aveva portato ad una maggiore pressione sugli studenti e difatti la sperimentazione è stata sospesa questo stesso anno. Un esempio più evidente può essere la chiusura della cosiddetta “scuola senza voti” a Roma. Il nome si riferisce ad una sezione del liceo Morgagni, la quale aveva adottato un sistema di valutazione senza voti. Il risultato è stata una continuazione della sperimentazione ma alla quale non possono avere accesso nuove classi. Il pericolo di un sistema di valutazione senza voti è il calo dell’impegno degli studenti nello studio e nei compiti, in quanto viene a mancare quel “senso di urgenza” che sprona allo studio e che costituisce un “rinforzo” nella costanza scolastica. Ciò che numerosi genitori e persino alcuni psicologi rinfacciano al sistema numerico, ovverosia la “freddezza” dei voti numerici, può costituire invece, a mio avviso, uno stimolo allo studio e all’efficacia dell’apprendimento. Naturalmente è assolutamente necessario che sia data una spiegazione dettagliata della ragione dietro all’assegnazione del voto allo studente, di modo che quest’ultimo possa comprendere i suoi errori e migliorarsi. Non si deve fraintendere infatti un voto ricevuto a scuola come un voto assegnato a te “come persona”, in quanto si tratta di una mera valutazione di performance eseguite in quel singolo momento e che possono essere state soddisfacenti o meno in base a numerosi fattori. Lo stato di pressione emotiva avvertita dagli studenti dipende molto spesso non dal voto ma dall’importanza erroneamente attribuita ad esso dai genitori: prima che ne parlassi con i miei genitori mi capitava sovente che la prima cosa che mi veniva chiesta non appena ricevevo una verifica era subito il voto, anziché concentrarsi su ciò che avevo sbagliato e che potevo migliorare. L’ironia sta nel fatto che sono proprio i genitori i primi a lamentarsi del sistema numerico quando proprio loro vi attribuiscono tanta importanza e sono generalmente causa dell’ansia negli studenti al ricevimento di un voto, che può giungere fino a casi estremi con il timore di una “punizione”, come accadde ad alcuni miei ex-compagni di classe delle elementari che non citerò. Ciò che è da cambiare non è il sistema dei voti in sé ma tutta questa importanza che gli viene attribuita dal pensiero comune, il quale costituisce l’origine della pressione psicologica avvertita dagli studenti, che vengono demoralizzati da ciò che è erroneamente percepito come un puro e semplice insuccesso anziché guardare all’intenzione che vi sottende, che è lungi dal voler deprimere chi viene valutato. In sintesi, il sistema numerico viene giudicato in modo negativo perché i più si fermano alla presunta “freddezza” del voto e alla demoralizzazione che ne consegue, quando è proprio questa linea di pensiero che provoca questo sconforto, in quanto ci si sente valutati non dalla scuola che assegna il voto ma da coloro che nel voto vedono un fallimento.

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