Il signore delle formiche
Data: 9 Ottobre 2022
Tag: Recensioni
Di: Veronica Ferrari
Da poco uscito nelle sale cinematografiche di tutta Italia e presentato con successo al
festival del cinema di Venezia, il film “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio presenta in
modo crudo e realistico il caso Aldo Braibanti e il bigottismo dell’Italia degli anni Sessanta.
Nel film, come nella realtà dei fatti, Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione
con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico,
un suo studente da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia profondamente
cattolica, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti
elettroshock, perché “guarisse”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal
codice penale. Aldo quindi rimarrà tristemente “famoso” solo per l’ingiustizia da lui subita nel
1964, tuttavia fu una figura innovatrice nel campo della letteratura, del cinema e della
drammaturgia. Egli nacque in una famiglia benestante e illuminata che gli permise di
studiare e di sviluppare un’opposizione nei confronti del fascismo di Mussolini, tanto da
scrivere un manifesto intitolato “a tutti gli uomini vivi” per spingere gli studenti nella rivolta al
regime, oltre a prendere parte al movimento di resistenza partigiana e ad essere un grande
sostenitore del PC, è sempre negli anni della sua gioventù che Braibanti sviluppa un forte
interesse per la natura e soprattutto per le formiche. Ma il fatto biografico per noi
sicuramente più significativo è che abbia frequentato il nostro liceo, dove ebbe la possibilità
di conoscere il professore Leonardo Bernini e dove mobilita i suoi coetanei. Tornando
all’accusa, ovviamente quella di plagio non era altro che una copertura per quella reale che
gli veniva mossa dalla famiglia del ragazzo di cui era innamorato, ovvero il fatto che fosse
omosessuale: la sfaccettata personalità dello scrittore si rivelava anche nel suo complicato e
non ortodosso rapporto con l’omosessualità, la quale rifuggiva le esagerazioni di chi, in
quegli anni tormentosi, cercava di sfogarla nelle pochissime occasioni in cui poteva o, al
contrario, la nascondeva in ogni modo possibile. La condanna suscitò ampia eco in tutta
Italia e a favore di Braibanti si mossero numerosi personaggi di spicco come Elsa Morante o
Pier Paolo Pasolini che, infatti, in merito al caso Braibanti dirà: “Se c’è un uomo ‘mite’ nel
senso più puro del termine, questo è Braibanti: egli non si è appoggiato infatti mai a niente e
a nessuno; non ha chiesto o preteso mai nulla. Qual è dunque il delitto che egli ha
commesso per essere condannato attraverso l’accusa, pretestuale, di plagio?”. Anche nel
film Aldo Braibanti ha dei sostenitori, quello che sicuramente lo aiuterà di più è un giornalista
con il compito di occuparsi del suo caso: egli, solidale alla causa, sollecita una rivoluzione
della mentalità di massa, è quindi in prima fila contro le ingiustizie perpetrate dallo Stato ai
danni di un innocente. L’ingiustizia subita da Braibanti, poi, si fa ancora più amara se ci
aggiungiamo il fatto che egli non rivedrà più il ragazzo di cui si era così tanto innamorato.
L’amore tra i due fu considerato talmente sbagliato, talmente innaturale, da essere
ostacolato con tutti i mezzi possibili, la domanda che mi pongo quindi è: ancora oggi è
possibile vivere un’esperienza del genere? Ancora oggi l’omosessualità è considerata una
devianza, un qualcosa da eliminare? E, infine, per quale motivo questa storia e questa
persona, estremamente importante sia dal punto di vista politico che da quello etico, è così
poco conosciuta anche da noi, studenti del suo ex liceo?