“Avanti siam ribelli “
Data: 18 Ottobre 2022
Tag: Cultura
Di: Anna Caselli e Anita Riccardi
Sono le sei di una tranquilla giornata di inizio autunno e mentre il sole inizia già a tramontare, mi incammino verso il cinema d’Azeglio. Attraverso il ponte Caprazucca e contemplando il tranquillo scorrere del torrente che divide la città, passo davanti al solenne” Romagnosi”, imbocco la strada per via Bixio e dopo qualche minuto arrivo finalmente in piazzale Corridoni. Con il sottofondo delle foglie trasportate da un leggero vento e l’immagine delle persone che, colte nella loro quotidianità tornano a casa, osservo il Ponte di Mezzo e mi fermo a riflettere su ciò che mi lega all’Oltretorrente. Oltretorrente che in passato era simbolo di resistenza, ribellione e comunità. Tra gli stretti borghi, le piccole case attaccate, le osterie accoglienti e i negozietti di artigianato, gli abitanti erano soliti trascorrere gran parte della loro vita nelle strade non selciate, centro della vita sociale, dove i bambini giocavano spensierati, gli adulti invece si riunivano tra loro per le più svariate ragioni. Oppressi dalla povertà e dalla fame, che per l’Oltretorrente di fine Ottocento erano quotidianità, divennero celebri per le loro frequenti rivolte nei confronti della borghesia residente in Parma Nuova, ovvero dall’altra parte del torrente.
Uno dei tanti esempi fu quello del 4 marzo 1896, quando riuniti in via Bixio, decisi a protestare contro la guerra in Africa e ad attraversare il Ponte di Mezzo per far sentire la loro voce davanti ai palazzi del potere, si trovarono di fronte la cavalleria che, già preparata a questi eventi, non permetteva loro l’ingresso nell’altra Parma. La cosa che maggiormente colpì di quell’evento e più in generale di tutte le rivolte fu il senso comune di appartenenza ad un quartiere e ai suoi valori: tutte le persone, anche le donne, accorsero per mantenere vivo il caratteristico e sentito spirito rivoltoso. Crescendo la tensione con il passare delle ore fino ad esplodere con i tre fischi di tromba, segnale per la carica, i carabinieri a cavallo iniziarono ad avanzare sulla folla che indietreggiò, e quasi come in una scena di un film, dalle case iniziarono a piovere tegole contro le autorità nemiche. Questa modalità era tipica dei borghi e talvolta si prolungava anche per giorni con una vera e propria guerriglia urbana, come successe nel luglio dello stesso anno a seguito dell’uccisione di Pietro Cassinelli, un popolano abitante nel quartiere. La situazione cambiò con l’arrivo a Parma di una figura nuova, Alceste De Ambris, portatore della cultura del sindacalismo rivoluzionario.
Comprendendo la capacità di ribellione di queste persone, che non avevano però un obiettivo politico definito, egli fece in modo che questi ottenessero delle conquiste concrete attraverso scioperi e boicottaggi coniugando lo spirito rivoluzionario ad un programma razionale e coerente con le altre proteste sociali e politiche diffuse anche nel resto d’Italia. A seguito del grande sciopero del 1908 che coinvolse 20.000 braccianti, che per due mesi non lavorarono, De Ambris fu costretto a lasciare il paese e la ribellione fu sedata attraverso un intervento dello stato. Nonostante l’esito fallimentare questa fu solo in parte una sconfitta, consolidò infatti l’idea della lotta comune che era ormai il collante dell’Oltretorrente. Successivamente nel 1913 De Ambris, ormai leader del proletariato parmense, potè tornare in città grazie all’immunità parlamentare e per il suo rientro un’altra scena da film: si dice infatti che egli non toccò terra dall’inizio di Via Farini fino a piazza Garibaldi, sollevato da una grandissima e vivace folla.
Con questo stesso spirito di comunità e rivolta, l’Oltretorrente abitato da “anime rosse” e focose qualche anno dopo non esitò a opporsi al fascismo, con la costruzione delle barricate, che ancora oggi vengono ricordate in diversi luoghi di Parma. Quest’anno in occasione del centenario, è stata allestita una mostra curata da Margherita Becchetti, William Gambetta e Francesca Magri che potrà essere visitata fino a dicembre al palazzo Bossi-Bocchi: questa documenta la nascita e lo sviluppo del mito dell’Oltretorrente ribelle e antifascista.
Così torno in me, ormai è ora di andare, e volgendo per l’ultima volta lo sguardo al ponte, capisco che questo spirito arde ancora dentro di me, prima di tutto abitante dell’Oltretorrente e parte della comunità di Parma, una Parma resistente e ricordata per le barricate, che saranno oggetto di un prossimo articolo.