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Il filo di Sofia

Data: 14 Dicembre 2023

Tag: GDR

Di: Margherita Badesso, Giulio Juvarra, Nicola Masino, Martina Pileri

Circa un mese fa la nostra professoressa di filosofia e storia ci ha proposto un’iniziativa che consiste nella sperimentazione di un metodo d’insegnamento inconsueto. A dirigere questo progetto due ore a settimana, per un totale di cinque incontri, sono tre giovani ragazzi molto preparati e piacevoli. Consiste in un laboratorio teatrale/filosofico in cui si tratta il tema della corporeità sotto molteplici aspetti. Le lezioni prevalentemente si dividono in 2 momenti: durante la prima parte gli studenti sono stimolati ad interagire tramite il corpo con i compagni; durante la seconda, distribuendosi in cerchio si tratta dal punto di vista argomentativo ciò che prima si era rappresentato teatralmente, tramite dibattiti e confronti in cui viene premiata l’intraprendenza ma allo stesso tempo mantenuto l’ordine. 

Durante il primo incontro abbiamo trattato il tema dell’identità riflettendo su un paradosso: se Teseo sostituisse un pezzo della sua nave con un altro esattamente identico, la nave sarebbe la stessa? 

Ovviamente si sono create diverse posizioni all’interno della classe ed è stato molto interessante supportare o criticare tesi spesso opposte. Procedendo per percentuali ci sono state sottoposte domande analoghe con la differenza che mano a mano il 10%- il 50%- fino al 100% dei pezzi della nave venivano sostituiti con altri corrispondenti. Dunque, in questo ultimo caso, la nave sarebbe rimasta la stessa?

“Non esiste una risposta giusta o sbagliata” ci continuavano a dire i ragazzi del progetto “il filo di Sofia” per quanto noi ci sforzassimo di far prevalere la nostra tesi su quelle degli altri, ma anche questo è costruttivo: sviluppare la capacità di saper accettare il pensiero altrui, primo passo verso la tolleranza e il rispetto reciproco.

Nel secondo incontro è stato trattato un altro tema di notevole difficoltà: la relazione tra il corpo e l’identità, un intricato dilemma filosofico che ha affascinato diversi pensatori attraverso i secoli. “Chi sono io?” Questa è la domanda, su cui si basava l’attività, che ci ha portato ad interrogarci e indagare su noi stessi per trovare una risposta, che abbiamo poi espresso tramite gesti e senza l’uso di parole. Ed è qui che entra in gioco il corpo, elemento fondamentale nella seconda attività della giornata, che infatti prevedeva che alcuni studenti “diventassero attori” di scenette mute, in modo da farle indovinare agli osservatori esterni: più gli attori sono bravi, più è facile per gli altri indovinare l’oggetto della scena.

Nel corso del terzo incontro abbiamo avuto modo di trattare l’argomento controverso dell’anima, affrontato sin dalle origini della filosofia. Come nelle altre occasioni, dopo un’iniziale difficoltà nel formulare il proprio credo, segue la distinzione di posizioni divergenti e si mettono in gioco capacità oratorie e di ragionamento nel tentativo di difendere e diffondere la propria idea. C’era chi sosteneva l’anima fosse un insieme di caratteristiche morali e attività della psiche, chi invece la identificava come “soffio vitale” ed energia indipendente dal corpo e dall’anima, o ancora, chi eliminava il problema alla radice sostenendo non fosse niente oltre che un concetto puramente astratto. Discutendo di anima, è stato automatico toccare argomenti quali la percezione dell’interiorità di sé e degli altri. Alla fine abbiamo convenuto che fosse una questione prettamente riguardante la fede, poiché non vi sono prove né dimostrazioni a favore di alcuna tesi.

Chiaramente trattandosi “Il filo di Sofia” di un progetto coinvolgente sia il piano filosofico che quello teatrale, implicando quindi anche esercizi e attività tipiche di un corso di recitazione, era inevitabile giungere prima o poi a un quesito: ci sono dei limiti nell’arte? E se ci sono, quali sono? Abbiamo subito preso parte a una disputa piuttosto accesa, con non pochi riferimenti all’attualità, e.g. il bacio di Rosa Chemical e Fedez a Sanremo con Chiara Ferragni dietro le quinte.

Nel complesso un’attività così diversa da tutte le altre evidentemente mette in evidenza un aspetto degli studenti che spesso passa in secondo piano, cioè il nostro desiderio di esprimere le proprie idee e di partecipare a discussioni. Quindi questo metodo educativo, forse proprio perchè così distante dalla didattica frontale a cui siamo stati abituati, rende davvero tutti desiderosi di partecipare e di apprendere, con un indubitabile effetto sul nostro rendimento.

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